Il vecchio bosco
vestito di tempesta

Ho scelto il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga perché è un territorio molto vasto e vario ma è vicinissimo a Roma, può rappresentare per i fotografi del centro Italia che amano la natura un “local patch” ossia un posto in cui poter tornare poiché comodo da raggiungere. Nei boschi intorno a Ceppo (località montana nel comune di Rocca Santa Maria, provincia di Teramo) cerco le condizioni perfette e tento di “approfondire” fotograficamente la mia ricerca sulle faggete di montagna. Cammino da un paio di giorni nel bosco Martese, un bosco popolato principalmente da faggi ma conta anche numerosi abeti, qualche abete biancho e non pochi cerri, trovando degli spunti molto interessanti soprattutto giungendo alla meravigliosa cascata della Morricana. Il bosco Martese in autunno è davvero un tripudio di colori, proprio per questa sua “natura mista” il bosco riesce a regalarmi una varietà di colori che riesce a sorprendermi sempre: il fogliame dei faggi è giallo ed arancione mentre i piccoli gruppi di abeti che si inseriscono prepotentemente nel bosco regalano piacevoli “interruzioni” di verde rendendo il tutto molto più vario e fotograficamente accattivante. Il sentiero che dal Ceppo si snoda per arrivare alla cascata della Morricana è abbastanza lungo, non particolarmente difficile ma con il peso dell’attrezzatura fotografica e le numerose soste per registrare sul sensore le miei impressioni, mi impegna per lunghe ore. Non riesco però a trovare l’atmosfera mistica che cerco anche se immerso in una variegata tavolozza di colori autunnali. La sera decido che l’indomani salirò anche se stanco per i giorni spesi nel bosco Martese, speranzoso del fatto che in quota qualche nuvola bassa possa aiutarmi a trovare l’atmosfera fiabesca che cerco.

Lasciando la località Ceppo mi rendo subito conto che il sentiero è parecchio più impegnativo poiché affronta una pendenza ben diversa, 7km e 500m di dislivello per giungere ad un’altitudine di circa 1850m. Il tempo peggiora già delle prime luci dell’alba, non piove ancora ma il cielo è già abbastanza drammatico, carico di voluminosi nuvoloni che oscurando il sole rendono le temperature ben più rigide rispetto a quelle dei giorni precedenti in cui un timido sole riusciva ad infondermi un vago tepore. Salgo piano per due fondamentali ragioni: 1) lo zaino non è quello leggero, è quello con il corredo quasi al completo perché non mi aspettavo di dover affrontare qui dislivelli e quei sentieri così “challenging”; 2) La vegetazione in quota è diventata interessante, le faggete in alcuni punti sono immerse in un prato di felci meravigliose di un giallo sfavillante. L’autunno qui è davvero ricco di colori poiché la vegetazione a questa quota è ancora molto varia.

Giunto in cima (nei pressi del Lago dell’Orso) mi rendo conto che a catturare la mia attenzione sono dei vecchi ed imponenti faggi che vedo piccoli in lontananza. Mi separa da quel bosco un cammino di altri 20 minuti su un sentiero largo e battuto ma pieno di pozze di ghiaccio i cui pattern ogni tanto mi “distraggono”. Sono entusiasta e cammino motivato e veloce poiché sono convinto d’aver trovato ciò di cui avevo soltanto sentito parlare nei giorni precedenti quando alcuni cercatori di funghi mi consigliavano di cercare il boschetto dei faggi torti degli Jacci di Verre. Mi ritrovo quindi immerso in una delle faggete più interessanti del centro Italia, i faggi piegati dal peso della neve sono cresciuti “torti” per l’appunto, i tronchi sono nodosi e ricurvi conferendo alla piccola faggeta di alta quota un’atmosfera fiabesca e un pò spettrale. Dopo un paio d’ore trascorse a guardarmi intorno (senza tirare fuori la macchina fotografica) per cercare un paio di possibili inquadrature mi rendo conto che lo stomaco reclama la mia attenzione e decido di consumare il pranzo al sacco presso il vicinissimo bivacco. Mangiando capisco di avere le idee chiare, ho previsualizzato e mi sono calato in quella fiabesca ambientazione… senza neanche rendermene conto ho interiorizzato quel paesaggio mistico. I giorni trascorsi a passeggiare nel bosco mi hanno “suggerito” la maniera giusta per ritrarlo, il bosco mi ha lasciato curiosare ed ora ha deciso di mostrarmi e lasciarmi ritrarre la sua anima più antica e severa, la parte più alta e segreta della faggeta… quella appunto dei secolari faggi torti. Sono pronto e rifocillato, monto l’attrezzatura in pochi secondi ed uscendo dal rifugio la neve ha cominciato a scendere violentemente. Tanto improvvisa quanto gradita sorpresa, col cuore pieno di felicità riesco a scattare fino al tramonto dentro alla bufera di neve che, stante mi sfianchi con un vento pazzesco, conferisce a tutta l’area un’atmosfera davvero suggestiva.

Il vecchio bosco vestito di tempesta è ora per sempre dentro di me. I suoi tronchi torti bruciano come ardente brace in fondo al mio cuore.