Iperborea

Skye, seconda isola della Scozia dopo Lewis e Harris, consiste in un’infinita serie di baie e penisole che dipartono diramandosi come raggi dal centro montagnoso delle Cuillins. Skye è lunga “soltanto” 100km ma esplorare i suoi 1.656km2 è un’impresa troppo ardua. La sua forma è bizzarra: sembra un’immensa chela di granchio, un artiglio di una famelica aragosta che cerca di afferrare il pesce di Harris e Lewis… un mostro preistorico che sembra emergere dalle acque pronto a dispiegare le sue ali demoniache (l’isola è stata anche chiamata Ellan Skiannach in gaelico, che significa l’Isola Alata).

Spesso passeggiando per queste terre mi sono sentito solo, ero piccola cosa rispetto all’immensità di quella dimensione percettiva fatta di torri di basalto scuro che si innalzavano prepotentemente tra le fenditure della terra, un mare violento davanti a sbarrarmi la strada e dietro di me soltanto taglienti muri di roccia. L’isola ha dettato da subito le sue regole facendomi capire che è Lei a decidere se e quando lasciarsi ritrarre. Stante questa sua iniziale ostilità ha saputo poi regalarmi colori tanto graditi quanto inattesi, i venti che solitamente squassano i suoi boschi di abete e betulla o che nei secoli hanno pazientemente scolpito montagne erodendone i profili possono repentinamente aprire varchi tra immensi cumulonembi oppure ricamare in pochi secondi dei cirri molto complessi. E’ una terra imprevedibile, avrei dovuto capirlo anche in quell’attimo così emotivo in cui ho visto balenare luci aliene in alto nel cielo dietro il faro di Neist Point, quando una scia di colori verdi ha tessuto trame con le stelle… l’aurora boreale.

La vista del cielo stellato in una notte serena, dona una specie di godimento che solo anime nobili provano. Nell’universale silenzio della natura e nella pace dei sensi, il segreto potere conoscitivo dello spirito immortale, parla una lingua ineffabile e trasmette concetti inarticolati che si sentono e che non si possono descrivere. (Immanuel Kant)

Credo fortemente che se fosse esistita una primitiva patria o un’antichissima dimora essa sarebbe stata identica al’Isola di Skye. Se la leggendaria terra di Iperborea fosse esistita avrebbe avuto paesaggi selvaggi come quelli di Skye, probabilmente il mitico popolo degli Iperborei (alcuni ipotizzano siano la civiltà originaria del genere umano) avrebbe abitato luoghi inospitali ed impervi come il Quiraing, luogo ancestrale creato nel giurassico dal più grande smottamento verificatosi in Gran Bretagna. Le falesie del Quiraing si intravedono molto prima di arrivarci, i suoi numerosi pinnacoli punteggiano tutto il versante settentrionale della Penisola di Trotternish e non appena un raggio di sole illumina il verde dei licheni, la bellezza del luogo cattura tanto lo sguardo quanto il nostro cuore: difronte all’esplosiva bellezza di quei colori dirompenti è facile rimanere estasiati ed essere pervasi da un’impellente necessità di contemplazione.
La contemplazione, il sorprendermi estasiato davanti a quelle visioni è stato per me immedesimazione dell’anima con la Natura… la misteriosa personalità delle Black Cuillin Mountain, i picchi brulli e le piscine turchesi delle Fairy Pools, le spiagge scenografiche di Talisker Bay e le foreste di rocce che dominano Staffin Bay… tutto sull’Isola mi ha permesso di interiorizzare uno scenario primordiale che probabilmente mi apparteneva già a livello cromosomico. Sono stato capace di ritrovarmi in un senso profondo… passava la rabbia, passava la frustrazione per una vita che ha ritmi decisi da qualcun altro e venivo assaltato da una forza deflagrante, un sentimento travolgente a cui non ero più abituato: la pace.

La mente umana è paragonabile ad una farfalla che assume il colore delle foglie sulle quali si posa… si diventa ciò che si contempla. (Gustave Flaubert)